Boys will be boys è un musical, un cabaret acido ambientato nel mondo della finanza, solo da attrici donne. E’ una riflessione nuova e profonda sul femminile, per il tipo di personaggi che mette in scena e per il dispositivo che utilizza.
Astrid è una trader di enorme successo che lavora nel mondo dell’alta finanza, un mondo maschile per definizione: è una di quelle donne che rifiuta l’idea di una cultura sessista, e che pensa che basti avere le palle per farcela. Il testo si apre con il suo incontro con una giovane che vuole cominciare a lavorare con lei, in cui Astrid riconosce una voglia di successo pari alla sua, e si sviluppa attorno a loro ed altri personaggi in una coralità che usa il cabaret e il musical per affrontare temi duri.
La protagonista è una donna fuori dal racconto classico del femminile, una donna “cattiva”, non materna, non gentile, non altruista. Una antieroina di cui ci si innamora, che cerca disperatamente di farsi largo in un mondo di uomini, che vuole far parte del mondo dei “ragazzi”, e paga un prezzo altissimo.
Il dispositivo che utilizza l’autrice è un’ulteriore chiave che ci permette di entrare in una riflessiona nuova: i personaggi, sia quelli femminili che quelli maschili, devono essere interpretati da attrici donne, in un continuo cambio d’abiti e di punti di vista. E’ una strana parodia del maschile e del femminile, una domanda che resta aperta: che cosa ci definisce, dove si può arrivare, qual è la strada giusta da percorrere?
Boys will be boys infatti è una frase idiomatica: si usa per enfatizzare il fatto che non bisognerebbe stupirsi se i ragazzi o gli uomini si comportano in modo brusco, rude e chiassoso, perché fa parte del loro carattere.
Ma cosa succede quando si comportano così le ragazze o le donne?