Shakespeare in jazz
di Giorgio Albertazzi
da William Shakespeare e Duke Ellington
con Giorgio Albertazzi, Serena Autieri
e la partecipazione straordinaria di Amii Stewart
musiche originali e arrangiamenti da Duke Ellington di Marco Di Gennaro
Pietro Ciancaglini, contrabbasso – Marco Di Gennaro, pianoforte – Roberto Gatto, batteria – Maurizio Giammarco, sassofoni- Andy Gravish, tromba – Roberto Rossi, trombone -Daniele Tittarelli, sassofoni
TEATRO ROMANO – LVIII FESTIVAL SHAKESPEARIANO, VERONA dal 2 al 5 agosto 2006
Anni fa, durante una tournée in Canada con i suoi Cats, Duke Ellinghton scopre Shakespeare. Quello che colpisce uno dei più grandi inventori di jazz è il fatto che, nei drammi scespiriani, su morti e assassini, vincitori e vinti, amati e amanti aleggia uno spirito di grande leggerezza ed energia. In scena con Shakespeare si muore, è vero, ma ci si rialza subito, più vivi di prima. Duke e i suoi solisti sono lì, ogni sera, ad applaudire e giocare. Nascono così 9 suites – Such sweet thunder – di grande bellezza che testimoniano l’incontro tra l’albero del jazz (tanti rami, uno diverso dall’altro) e l’albero di Shakespeare (tanti rami, uno diverso dall’altro). Anzi secondo Duke l’albero è uno solo, come dire che il Bardo scrive su ritmi cui il jazz può fare da complice espressivo. Nascono così Amleto, Otello, Cleopatra, Romeo e Giulietta, eccetera. Li abbiamo messi in scena.
Giorgio Albertazzi e una sua giovane partner (un puk) devono preparare una serata e pensano di combinare (up and down) i personaggi di Shakespeare con le musiche di Ellinghton. Un’orchestra di solisti, una grande cantante, Amii Stewart, improvvisazione, gioco, dramma e commedia in un viaggio dentro Shakespeare al ritmo di Duke. Una féerie con il sapore del sogno di una notte d’estate nella bella Verona: i balconi, i templi solenni, i musici, i personaggi appaiono e dileguano nella notte, in un così dolce tuono. “Dileguan subito le cose risplendenti / un lampo e poi più nulla/ Guarda! Non c’è tempo di dirlo…