STAGIONE 2013/14



Note di regia

Gianrico Tedeschi per me rappresenta un ideale di attore, mai retorico o declamatorio, sempre teso all’essenza della parola. Già in due nostri precedenti spettacoli – Il Riformatore del mondo di Thomas Bernhard e Tenera madre, pallida sorella di Jorge Semprun – ne ho avuto la prova. Stavolta alle prese con il personaggio di un vecchio comunista che ha fatto la Resistenza, il rischio della retorica era particolarmente insidioso, ma la capacità di Gianrico di scivolare sulle parole, la sua asciuttezza nordica, la mancanza di qualsiasi autocompiacimento hanno reso il personaggio di Renato vivo e forte nel rapporto con la figlia  e un giovane coattello di periferia romana di simpatie nazifasciste. Tutto si svolge in un interno, la stanza di Renato, mentre fuori la città con il suo caotico e bruciante ritmo consuma energie. Ma non c’è nulla di minimalista, perché nella stanza di Renato l’incontro e lo scontro verte sulle differenti posizioni morali dei tre personaggi o sull’accettazione indotta di uno di loro, sul loro passato e il loro presente in una società sempre più disgregata, dove sembra sempre più difficile trovare principi fondanti comuni. Il testo vive di questi incontri spesso comici fra l’impegnato e il non so. Vive sulle rimozioni del passato, sui sensi di colpa e su un orgoglio troppo superficialmente esibito. Ho chiesto anche ad Alberto Onofrietti e a Marianella Laszlo secchezza e rigore nel contenimento o nella manifestazione delle emozioni, perché il testo dovrebbe essere un’occasione di riflessione per noi tutti sul senso di appartenenza e di comunità.
Piero Maccarinelli

Lo spettacolo

Artisti Riuniti presenta

Gianrico Tedeschi in

FARA’ GIORNO

commedia in due atti di
Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi

con
Marianella Laszlo
Alberto Onofrietti

regia
Piero Maccarinelli

 

Quando Renato, vecchio partigiano e medaglia d’oro al valore della Resistenza, si trova sulla strada di Manuel, giovane bulletto di periferia con spiccate simpatie nazifasciste, il loro rapporto nasce già con tutte le caratteristiche dello scontro: Manuel, uscendo dal garage condominiale con una manovra scellerata, investe con l’auto Renato e “tratta” con lui un periodo di assistenza domiciliare solo per evitare una denuncia. Comincia così una sfida senza esclusione di colpi, anzi, una partita di poker a due che tra azzardi, bluff ed inganni assumerà poco per volta i contorni di un confronto tra due opposte visioni della vita e del senso della Storia. In questo percorso ora aspro e diffidente, ora scanzonato e ironico, la comune ricerca di umanità e di verità li aiuta a vincere le rispettive diffidenze rivelando ognuno le proprie debolezze e paure: il bilancio di una vita intera per l’uno, la mancanza di prospettive per il futuro per l’altro. L’inaspettato e improvviso ritorno a casa di sua figlia Aurora è, per Renato, l’evento che riapre la strada a dolorosi ricordi, ma anche alla speranza di una riconciliazione in cui ormai non credeva quasi più: genitore e figlia sono stati separati trent’anni di silenzio e di lontananza ma, ancora prima di questo,  ad allontanarli sono stati la scelta di vita di Aurora e la decisione più difficile che un padre possa prendere. Nell’ultimo e più importante confronto della sua vita, Renato si ritrova a trasmettere a due generazioni così diverse e distanti tra loro un’eredità che oggi sembra ormai dispersa, fatta dei più alti ideali di libertà e di responsabilità. Renato, Aurora e Manuel con le loro storie, le loro sconfitte, le loro illusioni e la loro voglia di riscatto sembrano diventare figure simboliche di un Paese che cerca di ritrovare il senso di sé. 
Il testo, pur affrontando alcune importanti contraddizioni della società italiana e non censurando i momenti di commozione, mantiene intatte tutte le caratteristiche della commedia, dotando i due protagonisti di grande personalità, disincantata ironia e dialoghi vivaci e brillanti.

Note di regia

Grandi ambizioni muovono il protagonista di questo testo di Ibsen. Come nelle sue ultime opere, il centro di interesse è la creazione di un percorso di vita: grandi uomini con grandi progetti che si scontrano con il senso ultimo del loro operare, rispetto a sé e rispetto alla vita.

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Jhon Gabriel Borkman

ARTISTI RIUNITI
presenta
MASSIMO POPOLIZIOin
JOHN GABRIEL BORKMAN
di Henrik Ibsen, traduzione Claudio Magris
regia PIERO MACCARINELLI

con
LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE
MANUELA MANDRACCHIA
MAURO AVOGADRO
e con
ALEX CENDRON
ILARIA GENATIEMPO
CAMILLA DIANA

scene da un’idea di Carlo De Marino
costumi Gianluca Sbicca
luci Umile Vainieri
musiche Antonio Di Pofi

Foto di Tommaso Le Pera

Lo spettacolo

ARTISTI RIUNITI in associazione con PALOMAR

e in collaborazione con

 15 Lune Produzioni

 

presentano

 

LA VERTIGINE DEL DRAGO

 

di Alessandra Mortelliti

 

Regia Michele Riondino

Con Michele Riondino e Alessandra Mortelliti

 

Teatro Musco – Catania – 11/16 febbraio 2014

Teatro Sala Fontana – Milano – 18/23 febbraio 2014

Teatro Ambra alla Garbatella – 25 febbraio/2marzo 2014

 

Assistente alla regia Diego Sepe

Scenografia e Costumi Biagio Fersini

Disegno luci Luigi Biondi

 

“Nei centri del mio nuovo Ordine verrà allevata una gioventù che spaventerà il mondo. Io voglio una gioventù che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventù deve essere tutto questo. L’animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi. I giovani debbono imparare il senso del dominio. Debbono imparare a vincere nelle prove più difficili la paura della morte”.

(A. Hitler, Nuovo Ordine)

 

La Vertigine del Drago vede alla prima regia Michele Riondino, per un testo, il secondo, scritto da Alessandra Mortelliti. Entrambi giovani, hanno scelto di affiancare i loro profili diversi ad una scrittura pregna di difficoltà, ma al contempo forza, tipica di chi fa parte di una “minoranza”, di chi ha una disabilità, di chi vive il disagio di una differenza culturale. La Mortelliti, infatti, ha già avuto successo con “Famosa”, testo che racconta il disagio sociale di un giovanissimo transessuale. Portato per i ruoli border line il primo, affezionata ai personaggi ai margini la seconda, Michele Riondino e Alessandra Mortelliti fanno di un incontro artistico, un progetto denso e intenso di drammaticità e nel contempo di fragile ironia, contrappuntato dai rimandi “pop” che la fresca regia di Riondino ha trasformato il testo in una messa in scena visionaria e molto fisica.

 

Francesco, naziskin alle prime armi, incontra Mariana, zingara zoppa ed epilettica. Uomo fisicamente e verbalmente violento il personaggio maschile, che sembra non lasciare spazio alla pietà e alla comprensione, donna apparentemente fragile, disadattata, sola, il personaggio femminile, insieme, nei loro tratti singolarmente goffi e a volte persino buffi, trovano velocemente spazio per un latente e insospettabile filo rosso, estratto dalle loro problematicità. Durante un agguato ad un campo rom ad opera di un gruppo di neonazisti, Francesco rimane gravemente ferito e per riuscire a mettersi in salvo prende in ostaggio Mariana. Tra le quattro mura di un angusto e squallido garage, nell’attesa della telefonata dell’Ordine che dia indicazioni sul da farsi, i due sono costretti ad una convivenza forzata. Si apre così una finestra su un doppio livello di lettura: l’attualità di una criminalità tipica del nostro tempo, che fa da contrappunto ad una società oggi sempre più “meticcia”; l’incontro di due personalità per certi versi agli antipodi, ma vicini nelle criticità delle loro persone, estremamente sole, arrabbiate, tradite dalla vita.

 

Due giovani infelici, senza prospettive, abbandonati dai loro stessi clan d’appartenenza, che riusciranno, a loro modo, a trovare una certa forma di rinascita e spazio per condividere le loro, seppur diverse, forme di ribellione.

 

Ufficio Stampa

Claudia Scuderi

M. 3202346796

mailto: claudiascuderi.media@gmail.com

 

CREDITS: Trucco Eva Nestori, Assistente ai Costumi Sandra Astorino, Tecnico Francesco Traverso, Organizzazione Annalisa Gariglio, Foto di Scena Giacomo Cannata – Windmill Digital Design, Produzione esecutiva per Artisti Riuniti Paolo Broglio Montani

 

 

Michele Riondino

 

Si diploma nel 2000 presso l’Accademia d’arte drammatica ”Silvio d’Amico”. Si forma attraverso numerosi seminari e laboratori: sulla maschera con Ken Rea (Guidhall School Londra), sul mimo corporeo con Michele Monetta, sull’interpretazione vocale con Augusti’ Humet, sulla neo-avanguardia con Franco Brambilla. In teatro ha realizzato importanti collaborazioni con Emma Dante (Cani di bancata), con Marco Bellocchio (Machbet) e Marco Baliani (La peste). Al cinema ha lavorato, fra gli altri, con Marco Risi e Mario Martone. E’ il recente protagonista della serie televisiva “Il giovane Montalbano”, per la regia di Gianluca Tavarelli, e di “Acciaio”, il film tratto dal romanzo di Silvia Avallone sul caso Ilva.

 

Alessandra Mortelliti

 

Dopo la maturità classica si diploma, nel 2006, presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Lavora in teatro con registi quali, Mario Ferrero, Lorenzo Salveti, Giovanni Greco, Piero Maccarinelli, in televisione con Gianluca Maria Tavarelli (Il Giovane Montalbano), nel cinema con Rocco Mortelliti (La Scomparsa di Patò, Festival di Roma 2010) e Andrea Costantino (Sposerò Nichi Vendola, Festival di Venezia 2010). Nel 2010 scrive il monologo “FAMOSA” che si classifica terzo al concorso letterario “Per Voce Sola 2010”, nel 2011 FAMOSA, da lei stessa interpretato, viene portato in scena a Roma e in una ventina di città italiane registrando un ottimo successo di pubblico e critica. Il suo nuovo lavoro “La vertigine del drago” è stato in programma al Festival dei due mondi 2012 di Spoleto.

 

 

 

John Gabriel Borkman

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