15 e 16 Novembre Lavello
17 Novembre Crotone
18 Novembre Cosenza
Con Nando Paone e Peppe Barra
e con Biagio Musella, Emanuela Emma Tondini, Luciano D’Amico
Luca Saccoia, Michele Di Siena
Regia di Alessandro Maggi
Assistente alla regia Angela Zinno
Scene e Costumi di Marta Crisolini Malatesta
Luci di Gigi Saccomandi
Musiche originali di Patrizio Trampetti
Il Don Chisciotte della Pignasecca di Maurizio De Giovanni
Liberamente tratto da “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes
Una nuova produzione Enfi Teatro, uno spettacolo accattivante, una commedia tragica e sorprendente che ripercorre un’antologia di sentimenti ed emozioni dal coinvolgente ritrmo esilarante e malinconico. Una miscela di musica, passioni e riflessioni che unisce l’amaro del tragico a succulente note di mediterraneo.
Pietra miliare del romanzo moderno, il capolavoro della letteratura mondiale di Miguel de Cervantes nella riscrittura dello scrittore e sceneggiatore Maurizio De Giovanni, già autore di numerosi racconti e romanzi gialli, padre del commissario Lojacono de “I bastardi di Pizzofalcone”, va in scena, con gli esplosivi ed eclettici Peppe Barra e Nando Paone nei panni di un nuovo bizzarro hidalgo spagnolo e del suo fido scudiero.
Un viaggio inconsueto, ironico e profondo, alla ricerca di una identità posseduta e ogni volta riscoperta nell’immaginario del romantico e nobile principio del bene contro il male, combattuto ad ogni costo, a colpi di duro sarcasmo e disarmante coraggio.
E’ la bizzarra impresa di un agiato borghese dall’incontrastata fede per i suoi principi, che lo induce alla follia rendendolo eroe “senza macchia e senza paura” deciso a rivivere di persona tutte le gesta eroiche che il proprio coraggio gli suggerisce. Accompagnato dal fedele e accorato compagno di ventura, parte a cavallo di un ronzino immaginario per un viaggio di passione e idealismo in cui utopia e realtà rappresentano i confini di un mondo tragico e comico al tempo stesso, grottesco, folle e appassionato.
Nel caotico, dolorante e tuttavia fecondo e lungimirante scenario di un secondo dopoguerra, in una Napoli devastata ma sempre viva, animata dal suo spirito tenace e perennemente ricca di allegria e di speranza, i personaggi, interpretati da un cast proprompente, un mix di energia e fuoco notoriamente partenopeo, muovono i loro passi, riflettono sulle proprie realtà, si configurano come presenze salvifiche di un incontrastato mondo marcio, in un gioco di immaginazione e roboante creatività.
Con la regia di Alessandro Maggi, emozionante carillon di contrasti specchio di uno spirito “tutto napoletano”, lo spettacolo si propone come una sottile inchiesta che con sagacia e amara ironia, conduce ad una riflessione su sé stessi e sul mondo tout court, attraversato, ieri come domani, da perenni e universali controversie che, in ogni epoca, si fanno specchio della società contemporanea.
ARTISTI RIUNITI
presenta
Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Giulia Bevilacqua, Caterina Guzzanti
in
Due partite
di Cristina Comencini
Regia di Paola Rota
Nel primo atto quattro donne, molto amiche tra loro, giocano a carte e parlano in un salotto. Si ritrovano lì ogni settimana. Nella stanza accanto le loro figlie giocano alle signore, si ritrovano anche loro ogni volta che si incontrano le loro madri. Nel secondo atto le quattro bambine sono diventate ormai delle donne che si vedono nella stessa casa e continuano quel dialogo, interrotto e infinito, sui temi fondanti dell’identità femminile. Sono le stesse attrici che avevamo visto interpretare il ruolo delle madri. Gli eventi che tengono unite queste donne, sono i più naturali e significativi dell’esistenza: la nascita e la morte. La conversazione procede tra di loro con un ritmo incalzante, tragico e comico al tempo stesso, e in questo flusso di pensieri e parole le loro identità si confondono e si riflettono in quelle delle loro madri, in una continua dinamica di fusione e opposizione, come in un gioco di specchi deformanti. La commedia lavora su diversi livelli, è un meccanismo perfetto che alterna momenti di comicità a momenti di vera e propria commozione, ma quello che più mi colpisce è un altro aspetto, fondamentale a teatro, che è quello fantastico, fantasmatico. Le protagoniste di questa storia sono donne che si proiettano madri, madri che immaginano come saranno le loro figlie, figlie che hanno assunto, mangiato e digerito le proprie madri per farsi donne autonome, diverse, opposte, e sorprendentemente vicine. Queste bambine che non vediamo mai e il loro perenne struggimento della crescita sono l’anima di questa commedia.
Boys will be boys è un musical, un cabaret acido ambientato nel mondo della finanza, solo da attrici donne. E’ una riflessione nuova e profonda sul femminile, per il tipo di personaggi che mette in scena e per il dispositivo che utilizza.
Astrid è una trader di enorme successo che lavora nel mondo dell’alta finanza, un mondo maschile per definizione: è una di quelle donne che rifiuta l’idea di una cultura sessista, e che pensa che basti avere le palle per farcela. Il testo si apre con il suo incontro con una giovane che vuole cominciare a lavorare con lei, in cui Astrid riconosce una voglia di successo pari alla sua, e si sviluppa attorno a loro ed altri personaggi in una coralità che usa il cabaret e il musical per affrontare temi duri.
La protagonista è una donna fuori dal racconto classico del femminile, una donna “cattiva”, non materna, non gentile, non altruista. Una antieroina di cui ci si innamora, che cerca disperatamente di farsi largo in un mondo di uomini, che vuole far parte del mondo dei “ragazzi”, e paga un prezzo altissimo.
Il dispositivo che utilizza l’autrice è un’ulteriore chiave che ci permette di entrare in una riflessiona nuova: i personaggi, sia quelli femminili che quelli maschili, devono essere interpretati da attrici donne, in un continuo cambio d’abiti e di punti di vista. E’ una strana parodia del maschile e del femminile, una domanda che resta aperta: che cosa ci definisce, dove si può arrivare, qual è la strada giusta da percorrere?
Boys will be boys infatti è una frase idiomatica: si usa per enfatizzare il fatto che non bisognerebbe stupirsi se i ragazzi o gli uomini si comportano in modo brusco, rude e chiassoso, perché fa parte del loro carattere.
Ma cosa succede quando si comportano così le ragazze o le donne?
Dal 7 al 9 Novembre Cinema Teatro Lendi
Dal 10 all’11 Novembre Opzione Circuito
Dal 17 al 18 Novembre Salerno
Dal 20 al 21 Novembre Gaeta
Dal 29 Novembre al 2 Dicembre Cilea
Dal 6 al 9 Dicembre Cilea
Dal 13 al 16 Dicembre Cilea
Dal 25 al 30 Dicembre Avellino
Il 23 Gennaio Taranto
Il 26 Febbraio Eboli
Dal 28 Febbraio al 3 Marzo Cilea
Dal 7 al 10 Marzo Cilea
Il 14 Marzo Castellamare
Dal 29 al 31 Marzo Pompei
Con Biagio Izzo,Rocío Muñoz Morales,
Mario Porfito, Lucio Aiello, Agostino Chiummariello,
Rosa Miranda, Antonio Romano, Arduino Speranza, Felicia Del Prete
Regia di Giuseppe Miale di Mauro
Testo di Lucio Aiello Scene Luigi Ferrigno
Disegno luci di Gigi Ascione Costumi Anna Zaccarini
Dedicato a Elvio Porta
Organizzazione Carmela Angelini
Produzione esecutivaGiacomo Monda
Nel 1984 uscì il film diretto da Nanni Loy, Mi manda Picone, che raccontava la storia di un operaio dell’Italsider di Bagnoli che per protestare contro la chiusura della fabbrica si diede fuoco davanti al consiglio comunale sotto gli occhi della moglie e del figlio piccolo. Nel 1984 io avevo 9 anni e molto probabilmente il film non lo vidi nemmeno (ho poi recuperato crescendo) ma ricordo perfettamente che nella mia famiglia quando c’era da fare qualche incontro importante o qualche faccenda delicata, si diceva: «Di’ che ti manda Picone».
Per anni mi sono chiesto chi fosse quel fantomatico Picone, che solo a nominarlo come faceva Giannini nel film rilasciava crediti e possibilità, poi con il tempo ho capito cosa voleva dire quella frase. Così, quando mi hanno chiamato per curare la regia di questo testo che partendo dal film racconta che fine ha fatto quel bambino che ha visto il padre scomparire inghiottito dalle fiamme, ho fatto un tuffo nella mia infanzia. In quell’universo in cui i bambini si isolano e creano il loro mondo personale. Come Antonio Picone, alias Biagio Izzo, che ormai adulto si isola nella vecchia casa di famiglia e vive nel ricordo di un padre andato via troppo presto. Intanto si è fidanzato e ben presto scoprirà che la sua donna aspetta un bambino. Ciò vorrà dire assumersi delle responsabilità, diventare adulto. Ma Antonio Picone vuole restare bambino, così convinto che crescere voglia dire solo farsi il sangue amaro e ascoltare verità che non gli piacciono. Purtroppo per lui un nugolo di personaggi subdoli e spietati invaderanno la casa – isola del povero Antonio e lo condurranno nella piaga sociale di una politica fatta di raggiri e inganni. E il bambino, orfano di un martire del lavoro, sarà costretto a diventare adulto e scegliere da che parte stare nel mondo vero. Il percorso che porterà a questa scelta sarà fatto di amore, tante risate, ricordi, esami di coscienza e prese di posizione. Alla fine Antonio farà la sua scelta. E proprio come succedeva nella mia famiglia, anche in questa ci sarà chi gli sussurrerà quella fatidica frase: «Di’ che ti manda Picone».